martedì 27 dicembre 2011

Lo diceva mia nonna:nella vita ci vuole...culo!

Mi sono spesso occupato, su questo blog, di un argomento "scomodo" ossia l'alta incidenza delle patologie tumorali ad Oliveri e molti post del blog sono stati dedicati a questo argomento:leggi ad esempio Anche se di quest'argomento, nessuno vuol sentir parlare - La salute prima di tutto -Cancro,Suicidi & Minchioni - anche durante la mia campagna elettorale che mi ha visto candidato a sindaco, sconfitto, ho fatto dell'argomento una priorità assoluta (leggi: Dibattito pubblico -E' già qualcosa... - Coloro "che mai non fur vivi"... - Fatti,non parole - Fari 'u cunigghiu atturratu ).
Anche dopo la campagna elettorale (leggi una proposta al sindaco oppure quella da me fatta da semplice cittadino all'attuale opposizione in consiglio comunale- leggi- ) ho cercato di "tenere vivo" l'argomento.
Il perchè è presto detto: in paese,2000 abitanti, sono presenti tutti i tipi di tumore e non c'è strada o quartiere dove non vi sia stato un morto per cancro, o vi sia attualmente un malato di cancro in cura.Non so se tutto questo è normale e vorrei che le autorità ci rassicurassero o che ci dessero spiegazioni. Ma da noi, mentre gli altri comuni vicini si sono in qualche modo attivati,(leggi) parlare di questo argomento è tabu'.
Io nell'essere in questo momento vicino con la mente e con il cuore ai cittadini di Oliveri che attualmente lottano contro il cancro ed alle loro famiglie, sono guarito 16 anni fa da un linfoma e proprio in queste settimane combatto la mia terza battaglia contro il cancro: in 16 anni mi sono beccato ben tre tumori maligni diversi che nulla hanno ha che fare con i precedenti!
Non sono l'unico,purtroppo,che in questi anni si è trovato in questa spiacevole e terribile situazione. E' normale tutto cio? Non lo so e non sono certo io che devo rispondere ma, i cittadini a dovere pretendere risposte dall'autorità preposte!
Concludo il post tranquillizzando parenti ed amici:sono ancora vivo!
Ho fatto il primo dei tre cicli di induzione previsti come cura,sono andato in aplasia midollare e grazie alle cellule staminali il mio midollo è ripartito ed ora i "miei valori"sono quasi normali. Sono a casa per le festività e se tutto procede bene, dopo le Feste continuerò con la seconda induzione.
Posto ora qualche foto del durante l'aplasia,del dopo aplasia e di adesso. ..



Piu' di questo,come cittadino e come malato che posso fare?











Maurizio Pirrotti

domenica 11 settembre 2011

Don Giorgio De Capitani (dall’omelia di oggi)

11/09/2011
Commemorazione 11 settembre

sabato 20 agosto 2011

Oliveri: festa della Madonna


Nei giorni scorsi ho dato notizia di una bella iniziativa:
la costituzione di un comitato che, ad Oliveri, si occuperà dell'organizzazione della festa della Madonna del Tindari.
La riunione "costitutiva" sarà stasera.
Ora,considerati i benefici economici e culturali che l'istituzione di tale festività potrebbe avere per il paese,
vorremmo che questa festività venisse istituzionalizzata quale appuntamento fisso ogni anno.
Presento qui un ipotesi di lavoro:

Oliveri: Festività in onore della Madonna del Tindari


Promemoria per la riunione di sabato 20 agosto 2011 per il -costituendo comitato promotore-


Il sabato e la domenica precedente la tradizionale festa della Madonna che ogni anno, (7- 8 settembre) si svolge a Tindari, vorremmo celebrare ad Oliveri una sorta di rievocazione storica del ritrovamento della Sacra Statuetta di origine Bizantina che, come sappiamo, fu rinvenuta da pescatori di Oliveri nelle acque antistanti il paese.

La festività potrebbe così articolarsi:


  1. Sabato:

    rievocazione del ritrovamento della statua della Madonna con i pescatori che dalla spiaggia conducono la statua della Madonna verso la chiesa di Oliveri


Domenica mattina:


      2) Concelebrazione S.S.messa insieme a sacerdoti di rito ortodosso a sancire la comune radice cristiana ed il passaggio della Statua dal mondo Bizantino all'Occidente.

    3) Discorso delle Autorità (rievocazione storica)


Pomeriggio

    4) Processione con le barche a mare (con il coinvolgimento dei mezzi della Riserva di Marinello e delle unità della Capitaneria di Milazzo)

    Celebrazione della S.Messa in spiaggia.


Sera

    5) Pellegrinaggio dalla spiaggia verso il Santuario di Tindari. (passaggio di consegne da Oliveri a Tindari) presenti le autorità dei comuni di Oliveri-Patti e le autorità religiose.



A cura del costituendo comitato promotore:

  1. L'organizzazione dell'evento e di tutte le manifestazioni utili di supporto: (giochi a mare, giochi in piazza, conferenze a tema da fare al castello sulla storia del nostro territorio, mostre fotografiche sulla marineria locale anche con riferimenti alla tonnara, spettacoli serali a tema (gruppi folk – teatro) giochi pirotecnici.

  2. Pubblicità dell'evento su scala provinciale e nazionale

  3. Preventivazione costi della manifestazione e reperimento fondi.

  4. Richiesta di patrocinio Comune- Provincia- Regione.


Maurizio Pirrotti

martedì 16 agosto 2011

Oliveri:una bella iniziativa


Sabato 20 agosto alle ore 20,00 riunione presso il salone parrocchiale.
Scopo della riunione, la formazione di un comitato che si occuperà dell'organizzazione della processione della Madonna del Tindari,con le barche a mare, giorno 4 settembre.
E' una bella iniziativa.
Partecipiamo numerosi!

Maurizio Pirrotti

domenica 24 luglio 2011

domenica 19 giugno 2011

Pantelleria, arrivano le trivelle – L’oro nero regalato ai petrolieri

da:http://www.stampalibera.com/



http://dorsogna.blogspot.com/2011/06/lipocrisia-di-stefania-prestigiacomo.html

La Transunion comincerà a sondare i fondali tra qualche giorno.
In estate potrebbero iniziare le trivellazioni a 13 miglia dall’isola siciliana.
L’Italia chiede il 4% di royalty contro l’85% della Libia e l’80% della Russia
26 aprile 2011 DARIO PRESTIGIACOMO e LORENZO TONDO

La Transunion ha già annunciato ai comuni iblei che a fine aprile inizierà a sondare il fondale dello specchio d’acqua
davanti a Pozzallo, a 27 chilometri dalla costa. L’Audax, invece, di sonde non ha più bisogno: in estate, si legge sul suo sito
web, potrebbe cominciare a trivellare a 13 miglia da Pantelleria. Non molto lontano, nei dintorni delle Isole Egadi,
anche la Northern Petroleum riscalda i motori delle sue piattaforme

Sotto l’ombra dell’inferno libico e quella di un possibile blackout energetico, la primavera delle trivelle sul mar Mediterraneo – esorcizzata dal ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo che prometteva di difendere a spada tratta il Canale di Sicilia, costi quel che costi – è oramai alle porte.

Secondo i dati delle associazioni ambientaliste, sarebbero più di cento i permessi di ricerca di idrocarburi richiesti o vigenti nel Mediterraneo. Alcuni concessi a un tiro di schioppo da sabbie dorate e banchi corallini. Le piattaforme, che – secondo quanto riportato dai bollettini pubblicati sui siti delle compagnie petrolifere – potrebbero già entrare in azione tra poche settimane, confermano i timori manifestati negli ultimi mesi dagli ambientalisti: il decreto anti-trivella, firmato e fortemente voluto dal ministro Prestigiacomo, emanato lo scorso 26 agosto, non servirà a proteggere le acque del Mediterraneo.

La Northern Petroleum lo sa e lo scrive: “La legislazione italiana che vieta le trivellazioni off-shore entro le 12 miglia dalla costa – si legge nel comunicato – avrà un effetto irrilevante sugli assetti della compagnia”. Così, in barba al no della Regione e a quello dei sindaci, la Northern fa sapere di poter estrarre dai suoi giacimenti ben 4 miliardi di barili che tradotti in quattrini significano 400 miliardi di euro nelle tasche dei petrolieri. Briciole o nulla per lo Stato italiano dove le royalty che le compagnie minerarie lasciano al territorio dove estraggono senza imporre franchigie arrivano a malapena al 4 per cento contro l’85 di Libia e Indonesia, l’80 di Russia e Norvegia, il 60 in Alaska, e il 50 per cento in Canada.

“Al di là dell’aspetto ecologico, per l’Italia le trivelle sono anche antieconomiche” spiega Mario Di Giovanna, portavoce di “Stoppa la Piattaforma”. “Se ci adeguassimo agli standard delle royalty degli altri paesi, facendo i conti della serva, potremmo estinguere, solo con una minima parte del canale di Sicilia, il 25 per cento del debito pubblico italiano”.

In Italia, la franchigia per le piattaforme off-shore è di circa 50.000 tonnellate di greggio l’anno, equivalenti a 300 mila barili di petrolio. Sotto questo tetto di estrazione, le società non sono tenute a pagare nemmeno l’esiguo 4 per cento di royalty. La piattaforma Gela 1, a 2 km dalle coste siciliane, dal 2002 al 2008 ha prodotto petrolio e gas sempre sotto la soglia di franchigia. La Prezioso e la Vega producono invece il doppio oltre il limite (circa 100/120 mila tonnellate), pagando la franchigia solo per la metà della loro produzione. Forti delle agevolazioni fiscali italiane, le società le decantano ai loro investitori. A pagina 7 del rapporto annuale della Cygam (società petrolifera con interessi nell’Adriatico) si parla del nostro paese come il “migliore per l’estrazione di petrolio off-shore”, sottolineando la totale “assenza di restrizioni e limiti al rimpatrio dei profitti”.

Intanto Atwood Eagle, la contestatissima trivella dell’Audax che dall’11 luglio scorso galleggiava a 13 miglia dalle coste di Pantelleria, dopo un temporaneo abbandono dell’area, tra qualche mese potrebbe riprendere i sondaggi, mentre Shell ha già detto di aspettarsi dal Canale di Sicilia 150mila barili al giorno. Qualche settimana fa la Transunion Petroleum Italia ha inviato ad alcuni comuni della zona iblea, tra cui Pozzallo, Modica e Ragusa, un’istanza di avvio della procedura di valutazione d’impatto ambientale relativa ad un’area con un’estensione di 697,4 km quadrati, situata nel Canale di Malta. Le autorità locali hanno tempo fino al 27 aprile per le dovute osservazioni.

Il decreto anti-petrolio potrebbe non salvare nemmeno il mare agrigentino, dove la Hunt Oil Company ha avanzato una richiesta di permesso a poche miglia dall’Isola Ferdinandea, una delle tante bocche vulcaniche di un massiccio complesso sottomarino: il regno di Empedocle, l’Etna marino, il gigante sommerso che fa ancora tremare i fondali.


da:http://www.stampalibera.com/?p=27786#more-27786

Stand by me


1) Questo filmato ha fatto il giro del mondo più volte negli ultimi anni. Se non lo avete mai visto (ed anche se avete già visto!) cliccate sul link qui sotto.
Questa realizzazione cinematografica va oltre tutti i messaggi umanitari universali.
In “Stand by me” i protagonisti sono illustri sconosciuti pieni di talento e buona volontà ai quali questo clip non porterà che delle “noccioline”. Per quanto riguarda, poi, il team di giovani esperti dell’immagine e del suono che hanno realizzato questa faticosa impresa, spero per loro che abbiano trovato un mecenate, perché tutto ciò è di certo costato molto caro, non da ultimo i biglietti aerei.
Dal punto di vista tecnico è il sogno assoluto. L’immagine è a schermo intero (non dimenticate di allargare la finestra al massimo), il suono è di una qualità ed una profondità che ti tocca dentro, soprattutto se si ascolta con le cuffie (in caso contrario, dare volume per gli altoparlanti per ottenere il massimo di questa qualità).
Soprattutto, guardate nella parte bassa dell’immagine “in quel punto dell’inquadratura” dove compare nome del cantante e musicista e luogo di ogni rappresentazione musicale. È lì che si trova la parte più commovente di questo momento privilegiato
.



lunedì 30 maggio 2011

Volete un altro tsunami?

Vladimir Jirinovsky è un politico russo dalle idee chiare,precise e...inquietanti:



Maurizio Pirrotti

mercoledì 25 maggio 2011

Depliant Laghetti di Marinello:Oliveri non esiste!


Laghetti di Marinello: nei nuovissimi depliant realizzati dalla Provincia di Messina e dalla regione siciliana fanno bella mostra di se alcune ...dimenticanze.
La prima: nella "mappa" della riserva orientata, tra i suoi confini, non è menzionata Oliveri.
La seconda: nelle indicazioni su come raggiungere la riserva c'è scritto testuale: "Dall'autostrada,uscita Falcone".
Punto.
Oliveri non è menzionata da nessuna parte!
Eppure, i laghetti di Marinello,via terra, si possono raggiungere solo attraversando il territorio di Oliveri.
I laghetti sono parte integrante del territorio di Oliveri,per ragioni geografiche ed anche logistiche!
Quindi?
Per la provincia regionale di Messina e per la regione siciliana:Oliveri non esiste!

Maurizio Pirrotti



Laghetti di Marinello:le guardie,che guardano?
Bel tempo a Marinello
I laghetti di Marinello: col tempo, destinati a ... sparire ?
catastrofismi mediatici
Scampato pericolo:i laghetti non...scompariranno

lunedì 2 maggio 2011

Il vero motivo della guerra in Libia

Dal blog di Paolo Franceschetti

Il vero motivo della guerra in Libia.


Quale può essere il fil rouge che collega tutti i paesi attaccati – e presi di mira in varie forme - dagli USA e Gran Bretagna con l’aiuto di una serie di ausiliari tradizionali più o meno consapevoli?
Libia, Libano, Siria,Irak,Somalia, Sudan, Iran. Non hanno in comune l’etnia ( Iran è ariano mentre gli altri sono semiti o – Sudan – misti).
Non hanno in comune la religione: Libano ha cristiani, l’Iran è sciita, la Siria è mista. Non il petrolio: Somalia e Siria non ne hanno in quantità significative. Non la ricchezza: Somalia e Sudan non lo sono.

Se invece vediamo il negativo, vediamo che nessuno di questi paesi figura tra i 56 aderenti alla Banca per i Regolamenti Internazionali.

In pratica sono paesi che hanno rifiuutato di far parte della comunità finanziaria internazionale e la Libia in particolare se la stava cavando molto bene:

•Stando ai dati del FMI la Banca centrale libica possiede 144 tonnellate di oro nei suoi forzieri. Per un paese di tre milioni e mezzo di abitanti, non è niente male. L’educazione e l’assitenza medica sono gratuite; le coppie che si sposano ricevono 50.000 dollari a fondo perduto.
•I Ribelli, ancora prima di costituire un governo provvisorio, hanno annunziato ( il 19 marzo) di aver costituito la BANCA CENTRALE DI LIBIA. La Banca centrale di Libia ( quella di Gheddafi per intenderci) è pubblica e non privata, stampa la moneta e presta denari allo stato senza interessi per finanziare le opere pubbliche tra cui il famoso fiume sotterraneo fatto dall’uomo che utilizza le acque fossili del Sahara per irrigare tutta l’area agricola della Libia che si trova al Nord. A proposito l’attività agricola in Libia è esentasse. Completamente. Questa politica è l’esatto contrario di quella seguita dal mondo occidentale che fa pagare tutti i servizi quali l’educazione e la sanità ed ha privatizzato le banche centrali che fanno pagare gli interessi agli stati quando forniscono loro i fondi.
•La ragione ufficiale che ha spinto l’occidente a non mantenere le Banche Centrali come pubbliche è che questi prestiti aumentano l’inflazione, mentre prendere prestiti dalle Banche estere o dall FMI , non provocherebbe inflazione. In realtà prendere i denari a prestito da Banche centrali pubbliche – senza interessi – riduce grandemente il costo dei progetti pubblici di investimento e in alcuni casi li riduce del 50%.
•Gheddafi aveva da poco lanciato la proposta di creare una moneta unica africana IL DINARO ORO e l’unico paese africano che si era opposto, è stata la Repubblica del Sud Africa, che è stata proprio quella che si è presentata a Tripoli per la mediazione con i ribelli e la NATO. Su questa proposta c’è un commento di Sarlosi che l’ha giudicata “una minaccia per l’Umanità”.
•Sia Saddam Hussein che Gheddafi avevano proposto – entrambi sei mesi prima dell’attacco – di scegliere l’Euro ( o il dinaro) come valuta per le transazioni petrolifere.
ADESSO RESTIAMO IN ATTESA DI VEDERE – IN CASO DI VITTORIA DELLA NATO – SE EDUCAZIONE E SANITA’ RESTERANNO GRATUITE, SE LA BANCA CENTRALE LIBICA ADERIRA’ ALLA B.R.I. E SE L’INDUSTRIA PETROLIFERA LIBICA VERRA’ SVENDUTA A PRIVATI. Poi anche i più ingenui cominceranno ad avere sospetti

Fonti:
http://corrieredellacollera.com/2011/04/17/africa-attacco-alla-libia-ecco-spiegazioni-inedite-ma-convincenti-vedremo-se-e-vero-di-antonio-de-martini/

http://www.stampalibera.com/?p=25517

L'eroe

Foto blog di Oliveri

In paese è nato un nuovo blog!
Leggi qui
Nelle intenzioni dell'autore vuol essere un ...fotoblog e cioè un racconto fotografico di quanto accade in paese.
All'autore ed amico i miei migliori auguri di buon lavoro !


Maurizio Pirrotti

mercoledì 27 aprile 2011

Oliveri e il Mercato Coperto


"Facendo i carri per il carnevale, avete fatto una cosa buona ma, lasciando i bagni così, non mi piace affatto. Vi invito a pulirli insieme a me - fatevi sentire.

Juergen

martedì 26 aprile 2011

La Scuola italiana? No comment

venerdì 15 aprile 2011

I nemici di Vittorio

L’attivista italiano, testimone del dramma di Gaza, Vittorio Arrigoni è morto.

di Pino Cabras – Megachip – ARTICOLO AGGIORNATO.


Non hanno nemmeno aspettato il farsesco ultimatum che avevano inscenato. Vittorio Arrigoni, un uomo mite e coraggiosissimo, è stato ucciso. Con il contrappasso del soffocamento dopo il contrappasso degli occhi bendati, per giunta: per dirci – a tutti noi che in tanti paesi del mondo perdiamo un fratello – che saranno soffocate le voci libere, i corpi che respirano, gli occhi che vedono e non nascondono.

Per chi ha studiato quali sono i veri obiettivi della galassia di terroristi più estremisti questa non può essere una sorpresa. La stessa Hamas era nata come creazione dell’intelligence israeliana, che voleva rendere permanente l’emergenza e dividere il campo palestinese, ma poi la creatura politica aveva seguito una traiettoria tutta sua che la rese irriconoscibile e meno malleabile. La fabbrica delle emergenze ha sfornato però nuovi prodotti, gruppuscoli sempre pronti ad alimentare la strategia della tensione, e con essa fomentare la totale militarizzazione dell’agenda politica.

Colpisce sapere ad esempio che Azzām al-Amrīki, Azzam l’Americano, l’«anchorman» bilingue di quei “video di al-Qa’ida” costruiti con la stessa cifra stilistica del video in cui compare Arrigoni nelle mani dei “salafiti”, si chiami in realtà Adam Pearlman, e sia nipote di uno dei più eminenti esponenti della lobby dei falchi filoisraeliani in USA.

Il potere nel mondo post 11 settembre si è giovato ampiamente del terrorismo come instrumentum regni. Ha fatto passi enormi nel distruggere un ordinamento giuridico internazionale che ammetteva norme non basate sul solo diritto di potenza, inquinare i punti di riferimento concettuali per la definizione di ciò che è aggressione o tirannia o resistenza, far abdicare gli Stati dalla difesa dei loro prevalenti interessi nazionali a vantaggio di una coalizione dominata da interessi imperialistici, condizionare l’economia – vicina a un baratro finanziario – entro la gabbia delle priorità militari.

Il lavoro di Vittorio Arrigoni nel decennio post 11/9 va nella dimensione “micro”: è azione concreta e locale, nella Gaza assediata e massacrata, nella prigione a cielo aperto più grande del mondo, nel tiro a bersaglio per droni, fra i pescatori che non possono pescare, i muratori che non possono edificare, i bambini che non si possono curare. Ma è anche azione globale, racconto, narrazione, rivendicazione della verità, pacata polemica nei confronti dei silenzi e delle menzogne politiche e mediatiche che hanno dato forza all’incubo militarista del Sionismo Reale. Aprirà bocca, vorrà dire qualcosa su Arrigoni quel Roberto Saviano che si accompagna ai falchi israeliani e alla Casta politica, al quale Arrigoni diceva: «scendi dal carro armato dei carnefici, e vieni ad abbracciare le vittime»?

Mentre tutto il Vicino e Medio Oriente è ora soggetto a un immenso scossone, ovunque, molti conti saranno regolati. I ponti, in guerra, sono i primi a saltare in aria. Appena il 4 aprile scorso era stato ucciso Juliano Mer-Khamis, il pacifista “al 100% ebreo e al 100% palestinese”. La morte terribile di Vittorio “Utopia” Arrigoni, come molti amavano chiamarlo, annuncia un tempo drammatico, annuncia una fase diversa della vita politica in un’area vasta del pianeta. Dovete sentirlo questo pericolo, e capire l’enigma delle parole semplici che ci lasciano gli uomini giusti: Restiamo umani. Restiamo umani. Restiamo umani.

Quelli che vogliono ammazzare i testimoni della strage

di Pino Cabras, Megachip – 13 gennaio 2009.

L’incitazione è esplicita: uccidere un gruppo di persone, con nome e cognome, abitudini e idee, appartenenze politiche e immagini facilmente identificabili. Chiedono la collaborazione di delatori per completare le liste con gli indirizzi. La schedatura è esplicitamente rivolta ai militari, quelli israeliani, se non ci pensano altri killer, per facilitarli nell’eliminazione fisica di “pericolosi” bersagli: i nemici da colpire sono gli attivisti occidentali – infermieri e altri volontari – che lavorano e sono testimoni di quanto succede nei Territori occupati.

Tutto questo lo potete leggere in un sito web, gestito da un gruppo di estremisti, una sorta di Ku Klux Klan ebraico americano: Stop the ISM. Può essere di interesse far notare che fra i bersagli c’è anche un cittadino italiano, Vittorio Arrigoni, di cui abbiamo letto i toccanti reportage da Gaza. Il tenutario del sito è Lee Kaplan.

Kaplan è uno dei tanti agitatori fascisteggianti della pancia reazionaria americana, un coagulo che ultimamente ha preso piede sia nell’ambito dei movimenti cristianisti, sia nelle frange del fondamentalismo ebraico, ora uniti in un inedito oltranzismo anti-islamico.

In USA la saldatura fra questi ambienti si è rafforzata, tanto che Kaplan talora ascende anche al salotto buono, si fa per dire, dei talk show con la bava alla bocca, su Fox News.

Ma si rafforza soprattutto in Terrasanta.

I fondamentalisti ebrei controllano gli insediamenti coloniali più estremisti dei territori (come già si leggeva in un libro di Israel Shahak e Norton Mezvinsky, Jewish fundamentalism in Israel, London, Pluto Press, 1999). I fondamentalisti cristiani li appoggiano per accelerare l’avvento dell’Armageddon, la lotta finale fra il Bene e il Male, che proprio da quelle parti dovrà svolgersi.

Forse per portarsi un po’ di lavoro avanti, il signor Kaplan lascia briglia sciolta al sito per sollecitare l’eliminazione di Arrigoni e altri. Non senza profetizzare che il governo italiano non si preoccuperà più di tanto se qualcuno provvederà all’auspicata «rimozione permanente» del nostro connazionale. Lo ripetiamo: questi auspici criminali non appaiono in un forum semiclandestino, ma in un sito accessibile gestito da un noto personaggio pubblico.

Ora, dal momento che anche le forze armate israeliane non vogliono testimoni nello scempio di Gaza, e il nostro mainstream si è subito docilmente accodato rispettando il divieto, siccome l’unica voce ci giunge da Arrigoni, in tal caso facciamo due più due e fiutiamo un grosso pericolo. Abbiamo visto che lì non si va per il sottile, se già vengono bombardati ospedali, ambulanze, scuole, e se si prende di mira qualunque soccorso.

Mentre la conta dei morti ammazzati a Gaza si avvicina a quota mille, accade una cosa singolare. Il cumulo di cadaveri non si può più nascondere sotto un editoriale di Bernard-Henry Lévy, l’uso di armi orrende – che un domani vedrete proibire – nemmeno. I giornali nostrani cominciano timidamente a parlarne. Ma non in prima pagina e in apertura, come abbiamo fatto già diversi giorni fa su questi schermi, ma a pagina dieci e in taglio basso. Nascondere non si può. Ma diluire, questo sì. E questo i nostri grandi organi di informazione lo fanno benissimo. In attesa di chissà cosa, un successo politico militare, una chimera, la fine di Hamas. A che prezzo? È in atto la censura più sottile, ma questa sottigliezza non la salva dall’essere accostata alla censura più violenta e più minacciosa, quella che vuole colpire chi vuole salvare il popolo palestinese dalla sua distruzione.

Tanti intellettuali italiani indicano inorriditi il dito insanguinato del Movimento di Resistenza Islamico (Hamas), ma non vedono la luna desolata degli altri fondamentalismi che egemonizzano sempre di più la classe dirigente israeliana. L’idea che le forze armate israeliane difendano i Lumi contro la barbarie è un ideologismo foriero di tragedie, dal quale è bene liberarsi con un’operazione onesta di ricognizione storica e politica della memoria mediorientale. Il racconto di quel che accade ora è un passo fondamentale, con tutti i testimoni da rispettare.


Pino Cabras – Megachip

giovedì 14 aprile 2011

La ...libertà

giovedì 7 aprile 2011

No comment


da informazione scorretta

lunedì 28 marzo 2011

Oliveri ed il gemellaggio:novità

Dal nostro corrispondente germanico Juergen:

Il progetto “gemellaggio Breitnau – Oliveri” comincia a prendere forma
Arriveranno 29 amici tedeschi dalla Alta Foresta Nera per visitare Oliveri

Nel mese di Ottobre dell’anno scorso, il Sindaco di Oliveri, insieme con alcuni componenti
dell’Amministrazione Comunale, ha visitato la città tedesca Breitnau, nella Foresta Nera.
Dopo questo viaggio, i tedeschi hanno confermato il contraccambio della visita, previsto per la
settimana dal 13 al 20 Maggio 2011.
Il volo è prenotato, l’hotel fissato ed a Oliveri sono in corso i preparativi per il soggiorno dei
tedeschi. Il “Team Gemellaggio” (formato da cittadini di Oliveri) si è riunito già tre volte per
organizzare la suddetta settimana con eventi interessanti e piacevoli per gli ospiti.
Vogliamo far conoscere ai tedeschi il nostro paese - dicono i membri del team - e dobbiamo fare il
possibile affinchè i nostri ospiti trovino un’amichevole e piacevole accoglienza.

Il benvenuto ufficiale del Sindaco Haberstroh e dei suoi compagni di viaggio, sarà Sabato 14
Maggio alle ore 17:00 nella sala consigliare; subito dopo in Piazza Pirandello i cittadini di Oliveri
avranno la possibilità di conoscere i visitatori e “chiacchierare“ con i tedeschi. La serata sarà
allietata da un gruppo folkloristico.
E’ prevista pure una visita ai Laghetti di Marinello, la partecipazione alla Santa Messa, una gita a
Tindari per vedere la Madonna Nera e gli scavi di Thyndaris; un pomeriggio al Castello di Oliveri
con il giardino botanico ed una gita a Taormina ed all’Etna, ci sarà la rappresentazione dell’opera
teatrale “La Patente” di Luigi Pirandello, una uscita con le barche con la possibilità di pescare e
tante altre piacevoli cose da fare insieme.
Si spera nella partecipazione dei cittadini di Oliveri e nel prossimo futuro il sostegno per la
realizzazione del Gemellaggio con Breitnau.

Jürgen Mostert

domenica 20 marzo 2011

La fine della sovranità italiana

DI Pino Cabras da Megachip.info

Trovarsi in guerra senza nemmeno sapere perché. Questo ormai tocca in sorte a milioni di persone, milioni di telespettatori che prima assistevano ai salamelecchi pro Gheddafi e ora vedono le immagini dell’attacco militare occidentale, poi vedranno una guerra ancora più grande e catastrofica. Era un’altra musica nell’ottobre 2008, quando Giulio Andreotti, Nicola Latorre, Vittorio Sgarbi e Beppe Pisanu erano al cospetto del Colonnello con la loro brava fascia verde e il cappello bipartisan in mano, grati per il fresco impegno libico che salvava la banca Unicredit dal disastro innescato dagli scricchiolii finanziari dell’Impero in crisi. La spola di politici italiani per Tripoli era continuata per anni, sotto l’occhio benevolo di Re Bunga Bunga. Ma ora hanno tutti votato per la guerra. Perché?
Escludiamo i motivi umanitari. Nicolas Sarkozy solo pochi mesi fa offriva aiuti militari a Ben Alì per soffocare nel sangue l’inizio della rivolta tunisina. David Cameron e Barack Obama non hanno mica bombardato i carri armati del re del Barhein, che invece continua a sparare sulla gente che protesta, mentre l’Onu dorme. Zapatero e Berlusconi non hanno offerto le loro basi per imporre un’urgente No Fly Zone sopra il cielo di Gaza mentre Israele bruciava la popolazione civile con il fosforo bianco e le bombe Dime. Piero Fassino, responsabile esteri del Pd, durante la strage di Gaza, esprimeva solidarietà a Israele. Nessuno convoca il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per ordinare lo stop ai droni di Obama che un giorno sì e l’altro pure fanno strage fra i civili in Pakistan. Gli esempi diventerebbero decine, a cercarli, ma la facciamo breve: le guerre non sono mai mosse da motivi umanitari. Le guerre “umanitarie” sono così umanitarie che bombardano gli ospedali, sempre. Stavolta persino dal primo giorno. I moventi, se non siamo gazzettieri a rimorchio delle bugie del potere, li dobbiamo cercare altrove. Suggerisco in proposito l’interessante lettura geopolitica offerta da Piero Pagliani, che racconta bene il ruolo cruciale della strategia africana degli Usa.

Perché l’Italia ha dunque scelto la guerra?
La Storia a volte si presenta con il volto dell’ironia e del paradosso delle date. Proprio appena passata la festa del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, ossia un giorno che dovrebbe esaltare la sovranità nazionale, abbiamo fatto vedere al mondo che viceversa siamo definitivamente un paese senza sovranità, senza più i distinguo del passato, né le navigazioni ambigue democristiane, le fiammate di autonomia di certe nostre aziende, le impuntature di certi nostri apparati. Senza più la guardinga sottomissione atlantica di un tempo, quando si battevano lo stesso anche le strade sgradite a Washington, Londra e Parigi, in nome di interessi da non liquidare: in nome cioè di una sovranità limitata ma non azzerata. L’attacco alla sovranità della Libia coincide con la fine della sovranità italiana. Due piccioni con una fava, con la desolante complicità del sistema politico, dal Quirinale ai peones di Montecitorio, fino alle redazioni, con qualche spaesata eccezione.
Quali pressioni sono intervenute per spingere questa classe dirigente a non far più valere un trattato di fresca firma come quello fra Italia e Libia? Si tratta di pressioni enormi, in tutta evidenza. L’Italia ha rinunciato di colpo a ogni sua politica autonoma nel Mediterraneo, l’unico suo spazio agibile, e in campi cruciali: l’energia, l’immigrazione, l’influenza geopolitica. Prosegue (anzi, precipita) la linea di ritirata della nostra sovranità economica, lungo quello stesso tracciato che negli anni Novanta ha portato alle privatizzazioni selvagge e al vistoso declino della posizione italiana nella divisione internazionale del lavoro. Per entrare in Libia dovremo chiedere permesso ad altri soggetti.
Nel 1998, quando cadde il primo governo Prodi, il governo D’Alema si formò grazie a massicci via vai di deputati e senatori (da Cossiga a Cossutta), che spaccavano e ricomponevano i gruppi parlamentari: insieme garantirono agli Usa la stabilità di governo indispensabile per usare in tutta tranquillità le basi militari da cui partivano gli aerei anche italiani che pochi mesi dopo bombardarono la Jugoslavia. È un precedente che ci permette di leggere quanto è avvenuto recentissimamente. Non credo che il rientro sfacciato e perfino precipitoso nel Pdl da parte di decine di parlamentari che lo avevano abbandonato per il nuovo partito di Gianfranco Fini sia stato tutto frutto di una compravendita. È più probabile che molti siano stati soggetti a un contrordine, qualcosa che – superata la stoffa dei loro cappucci – dev’essere suonata più o meno così: “Non è più il momento di far cadere il governo, stiamo per fare una guerra in Libia; Silvio, che pure manderemo via, ora ci serve, e sarà ben contento di tirare a campare ancora, non è mica uomo di principio; fate la vostra parte”. E quelli hanno ottemperato alle loro Obbedienze. È gente con molto pelo sullo stomaco: al Caimandrillo concedono le acrobazie giudiziarie più indecenti; lui, in cambio, concede loro la guerra che piace colà dove si puote ciò che si vuole.
E mentre nel 1999 Cossutta faceva sì che in piazza non si facessero troppe manifestazioni contro la guerra, oggi non c’è più nemmeno bisogno di pompieri. La capacità di comprensione della situazione internazionale dell’elettorato di opposizione è stata nel frattempo desertificata. I partiti che ancora prendono i voti di questa opposizione sono invece seduti alla tavola di chi si è mangiato persino le vestigia della sovranità nazionale. Un Paese così decapitato sarà più esposto alle tragedie di una transizione geopolitica che si presentava già difficilissima.

Pino Cabras

venerdì 4 marzo 2011

Oliveri e...il ristorante


Preso da altri impegni, sto aggiornando il blog non piu' assiduamente come prima.
Questa però ve la devo raccontare.
Ieri, nel menu di un ristorante della zona, facevano bella mostra di se gli... "strozzapeti".
Un amico, "bontempone" gli ha ordinati con voce tonante, chiedendo:"Vanno bene con le flatulenze?"
La risposta è stata un'alzata di spalle.
Con l'amico,ci siamo sentiti poco fa:sta ancora ridendo.

Maurizio Pirrotti

mercoledì 23 febbraio 2011

domenica 20 febbraio 2011

Nel 150° dell'Unità Italia

In un era globale e mondializzata come la nostra, tra i dogmi sacri dell'economia troviamo: privatizzazioni, delocalizzazioni, liberalizzazioni.....
Nel pieno dei festeggiamenti per i 150 anni dell'Unità d'Italia mi piace ricordare la politica economica borbonica che " istituì un forte regime protezionistico doganale, vietò l’esportazioni delle merci prodotte al sud se il mercato interno non era saturo, impose la trasformazione dei beni nei luoghi di produzione. Limitò le speculazioni con il “calmiere al ribasso” cioè i prodotti della terra non potevano essere pagati al di sotto del prezzo stabilito dallo Stato".1)
Ne abbiamo fatto di strada da allora!

Maurizio Pirrotti

giovedì 17 febbraio 2011

Di cosa ci dobbiamo vergognare

di Solange Manfredi

Oltre un milione di donne sono scese in piazza, e non solo donne, mobilitate per difendere i loro diritti e la loro dignità.

Che tristezza!

Sono bastate tre veline dei servizi e tre settimane di propaganda sui giornali per muovere la massa.

Mai vista una tale mobilitazione, anche per altri e ben più gravi problemi.

Non per la sentenza della Corte Costituzionale che stabilisce che si possono violare i diritti umani di cittadini o gruppi di cittadini e poi coprirli con il segreto di stato; non per la depenalizzazione del colpo di stato; non per aver ceduto la sovranità del popolo ad un organo sovranazionale ed autoreferenziale, ecc..

“Se non ora quando”. A questo grido le donne sono scese in piazza chiedendo le dimissioni di Berlusconi. “Offende l'Italia” si grida nelle piazze. Eh si, offende l'Italia il fatto che il Presidente del Consiglio possa essere indagato per favoreggiamento della prostituzione minorile.

L'Italia invece non si è sentita minimamente offesa …

… dalle indagini che ipotizzavano nei suoi confronti i reati di:

corruzione giudiziaria,

finanziamento illecito ai partiti,

falso in bilancio,

corruzione,

falsa testimonianza,

appropriazione indebita,

frode fiscale,

traffico di droga,

concorso in strage (1992-1993),

concorso esterno in associazione mafiosa,

abuso d'ufficio,

concussione aggravata e minaccia....

Per questi reati no. Nessuno è sceso in piazza.

L'essere indagato per questi "reatuccci" non offendeva la dignità della nostra nazione, assolutamente no. Ma l'aver sollazzato il suo real augello con donne consenzienti, questo si, ci offende profondamente.

Non è così. La nostra dignità di donne è stata offesa, e viene offesa quotidianamente, da quelle donne, e sono tante, che litigano per poter andare alle feste di Berlusconi, che sono pronte a qualsiasi acrobazia erotica pur di poter ottenere ciò che non meritano. Berlusconi, come qualsiasi uomo potente, è assediato da donne che sperano di infilarsi nel suo letto per ottenere vantaggi e favori, non ha alcun bisogno di pagarle. Ne approfitta? Probabilmente. Potrebbe astenersi? Si. Il problema è che il presidente Berlusconi le inserisce nelle liste elettorali o a sedere sui banchi del parlamento? Abbiamo avuto, ed abbiamo, “onorevoli” ben più impresentabili, uomini con condanne definitive per reati gravissimi. Ma di più, abbiamo avuto sette volte presidente del Consiglio, otto volte ministro della difesa, cinque volte ministro degli esteri, ecc..Giulio Andreotti che una sentenza passata in giudicato ha riconosciuto reo di "concreta collaborazione" con esponenti di spicco di Cosa Nostra fino alla primavera del 1980.

Le donne che si offrono quotidianamente a Berlusconi non sono donne alla fame che devono piegarsi ai desideri del premier per poter mangiare. Non sono vittime, anzi. Ed è bene che questo sia chiaro a tutti.

Se c'è qualcuno che offende e calpesta la dignità delle donne sono proprie le donne. Noi ci siano offerte come merce, noi abbiamo fatto a gara per spogliarci sempre di più davanti a calendari, televisione, pubblicità. Noi corriamo a farci rifare le labbra a “canotto” e non certo perché siano belle, ed eleganti (non a caso quando una persona è elegante si dice: quella persona è fine). Le labbra a “canotto” hanno un solo messaggio da inviare al maschio che incontrano, e non è certo quello di trasmettergli la sensazione che da quelle labbra possano uscire discorsi colti ed intelligenti!

Ma il problema è un altro, ed è ancora più grave. Siamo noi. I problemi che abbiamo sono gravissimi ma, davanti a qualsiasi violenza o abuso (i nostri diritti costituzionali vengono calpestati dal governo e dalla comunità europea ogni giorno) restiamo immobili. Poi arriva un burattinaio che, attraverso una campagna mediatica e manipolando le nostre frustrazioni, ci fa scendere in piazza in oltre un milione non per difendere il nostro diritto lavoro, alla salute, all'istruzione, alla giustizia, ma alla dignità delle donne.

E' di questo che, davanti agli occhi del mondo, ci dobbiamo vergognare.

Solange Manfredi

Dal Blog di Paolo Franceschetti

sabato 12 febbraio 2011

Beppe Grillo ad Annozero

sabato 29 gennaio 2011

Culo flaccido

Dopo il tonante "cafone" in diretta televisiva (guarda quì) è arrivato l'anatomico "culo flaccido"a mezzo stampa (leggi).
Prima c'era stato "vecchio porco" ( leggi) oppure "gran porco" (leggi).....
A confronto "nano di Arcore", "testa d'asfalto", "psiconano" ,"al tappone", "il caimano" e le intere pagine di Goole dedicate (vedi quì) sembrano gentilezze d'altri tempi.

lunedì 3 gennaio 2011

Oliveri:

Cari lettori, nell'augurare a tutti voi un 2011 migliore del 2010 che è appena andato via, vorrei iniziate il primo post di questo nuovo anno

il primo post di questo 2011 inizia
Spero Il 19 dicembre Oliveri Libera si è occupata della questione dei "pitosfori scomparsi"(leggi)
Nel post intitolato "Oliveri:rimodulazione del verde pubblico"
Infatti, al posto dei pitosfori, ora c'è un bel prato verde e tanti fiori.
Bello.

gli aghi secchi dei pini e mancata ossigenazione non faranno sopravvivere il tanto desiderato e voluto prato inglese.