giovedì 4 novembre 2010

Oliveri Libera e la... par condicio


Il post di giovedi scorso (leggi qui), dedicato al ruolo delle opposizioni e quello della domenica successiva (leggi qui), che ne era la sua continuazione, hanno suscitato, com'era prevedibile, tra i lettori, critiche e polemiche ma, anche una serie di osservazioni.
Tra le tante, trovo utile riportare la seguente:

" Che ce ne frega dei doveri della minoranza quando la maggioranza è inesistente ed incapace"!

Questa osservazione, già da sola, potrebbe essere un ottimo spunto per il prossimo post!

Da altri lettori sono, inoltre, pervenute delle richieste:

"Faccia un altrettanto dettagliato intervento sul ruolo delle maggioranze di governo ed in particolare a cosa vanno incontro per il mal adempimento delle proprie funzioni".

"Cerchi, tramiti il suo blog, di evidenziare, quello che di negativo sta succedendo politicamente ad Oliveri".

Insomma: si è invocata da più parti una sorta di par condicio.

Accontenterò i lettori nel prossimo post.

Maurizio Pirrotti
to be continued

Ci vogliono governanti onesti, coraggiosi e... tosti.

Ne parlavamo proprio oggi, con Bruno ed altri amici, mentre eravamo al bar, per il solito caffè di metà mattinata: e' sulle spalle dei cittadini che la politica ha fatto e fa ricadere il costo economico e sociale del dissesto finanziario globale causato dalle banche, imponendo tagli alla spesa sociosanitaria, alla spesa scolastica, imponendo la distruzione di quello che resta dello stato sociale, l'azzeramento degli investimenti pubblici e tasse su tasse... (leggi qui) etc. etc.
Tra di noi c'era chi obiettava che la "politica" dovrebbe come prima cosa riformare radicalmente l'economia ma:"nessun governo occidentale, nemmeno il governo Obama, riesce a riformare l’economia, per la semplice ragione che non dispone più delle leve dell’economia, le quali oggi sono in mano al cartello bancario mondiale della moneta e del credito".1)
Come se ne esce?
Sono tempi difficilissimi ed una cosa e' sicura: per affrontarli al meglio servono governanti onesti, coraggiosi e... tosti.
Ce ne sono?

Maurizio Pirrotti

Nell'articolo che segue, la spiegazione di come funziona il meccanismo che fa ricadere sui cittadini i costi del dissesto finanziario globale causato dalle banche: l'illuminante "caso" dell' Irlanda

Backlash Economy alla prova: tocca all'Irlanda. Tra un mese il default?
di Pietro Cambi

Come volevasi dimostrare.
Eravamo stati facili profeti.
Non c'e' due senza tre.
Dopo l'Islanda, tocca all'Irlanda.
Le voci di una probabile insolvenza di un suo importante istituto bancario PRIVATO stanno portando ad una stima del rischio default dell'Irlanda elevatissima, con l'inevitabile contorno di differenziale stellari dei tassi di interesse dei bonds e debiti/deficit pubblici "skyrocketing" ovvero che schizzano alle stelle come razzi.
Tra un mese ci potrebbe addirittura essere una dichiarazione di insolvenza da parte del loro ministro delle finanze.
A questo punto ci sono pochi dubbi che ci troviamo di nuovo di fronte ad un test della shock economy, ovvero, per farla breve: come procacciarsi del cibo in momenti di carestia? Tritare un paese, spezzandogli le osse a mazzate finanziarie, per succhiarsi il tenero, se pur sanguinolento, midollo.
Quel che succederà, a questo punto siamo bravi tutti a fare previsioni, è già scritto.

1) uno o più prestigiosi istituti finanziari lanciano un grido di allarme che suona come un ultimatum al governo: o ci aiutate o andiamo alla malora trascinando nel gorgo i risparmi privati del paese. Non sto facendo previsioni: è quel che è appena successo.

2) i politici si spaventano per la prematura fine della loro luminosa e democratica carriera e cercano di metterci, disperatamente, una pezza.

3) le dissestate finanze del paese, anche a causa del ben pilotato crollo verticale della fiducia degli investitori internazionali, non sono in grado di garantire fondi sufficienti senza chiedere finanziamenti al neonato fondo di solidarietà europeo e/o al Fondo Monetario internazionale. Sarà quello che constateremo tra un mese o prima.

4) Le due succitate "dame di carità" per garantire il loro aiuto richiedono draconiane misure allo Stato (non all'istituto finanziario che ha provocato il dissesto, notate bene) che in praticano implicano la fine dello stato sociale ( o di quello che ne resta) con il dirottamento dei denari dei contribuenti nel buco senza fondo cosi generato. Il flusso di capitali REALI, cosi ottenuto, fornisce nuova linfa e capacità finanziarie per continuare il giochino ai danni di un altro paese ( possibilmente porcino, 'che è piu' saporito). Anche qui sto descrivendo qualcosa che è già successo, solo quest'anno ed in Europa almeno altre due volte, in Grecia ed Islanda ( ci sarebbe anche il caso dell'Ungheria, veramente).

5) il risultato netto: impoverire una popolazione per decenni a venire senza contropartita, dato che i risparmi momentaneamente salvati dalla scomparsa causa default bancario finiscono o per essere spesi per sussidiare i servizi che ora non sono piu' garantiti dallo stato o per sopravvivere, semplicemente, nella situazione di depressione economica e sociale risultante. Chiedete ad un amico greco per i dettagli o guardate la nostra situazione in Italia per una versione demo di questo approccio.

6) Il tutto crea un insostenibile stress sociale che può finire in due o tre modi:

a)tafferugli e serrate varie, repressione poliziesca tutto sommato blanda e ritorno ad una depressa "normalità". E' quello che è successo, per ora, in Grecia e che succederebbe, con ottime probabilità, anche nel nostro paese. Il paese entra in depressione permanente con la prospettiva di una riesplosione del problema in grande stile, una volta esaurite le risorse e dispiegato nella sua interezza l'impatto della situazione.
b) come sopra ma con accenti di vera guerriglia urbana, militarizzazione della società ( coprifuoco etc etc) e seria possibilità di collasso del sistema politico ( aka: rivoluzione)
c) come sopra ma con la classe politica che, di fronte alla propria non puramente politica fine, lucidamente affronta il problema, calcola costi e benefici e decide, con lucidità e freddezza, di lasciare che gli istituti di credito vadano alla malora, cosi salvando l'economia reale, sia pur a prezzo di uno stallo degli investimenti ( non ci sono piu' capitali e risparmi su cui far leva e dall'esterno ne arriveranno con difficoltà).
Nel processo mutui ed altri oneri finanziari vengono ricartolarizzati ad un costo molto basso e per percentuali frazionarie dell'importo originario.
Gli imprenditori e le famiglie con il mutuo sul groppone possono mantere un minimo di capacità di spesa e contare ancora sull'apparato sociale statale, bello o brutto che sia.
7) Comunque vada la mazzata riporta, dopo decenni di illusioni, i cittadini di fronte alla realtà, ovvero che non si può costruire il futuro senza pensare alla sostenibilità degli investimenti e delle risorse coinvolte. Contemporaneamente si riportano gli investitori e gli economisti "cartacei" a fare i conti con la realtà.
Il tutto si configura, come ormai sapete, come un vero e proprio colpo di coda, backlash, dato dalla società reale di un paese in risposta al sistema economico internazionale che avrebbe grandemente preferito poter cartolizzare sul groppone della gente della Grecia/Islanda/irlanda/.... il collasso delle loro economie cartacee con contorno di fallimentari esercizi di finanza virtuale.
Ci vuole un popolo tosto, abituato a guardare la vita negli occhi e governanti onesti, coraggiosi ed altrettanto tosti.
Vedremo se gli irlandesi sono fatti davvero come ce li immaginiamo nei nostri stereotipi. Grandi, grossi, coraggiosi, onesti e sinceri, fino alla brutalità.
Vada come vada:
Backlash economy. Backlash economy e backlash economy.
Altra strada, per evitare il collasso sociale, con il minimo possibile di distruzione del futuro di una nazione, ormai ne sono persuaso, non c'e'.