mercoledì 25 novembre 2009

Storie di parole

Nel post Oliveri... araba e musulmana si e' scritto di come, sia ancora "vivo" anche nel suono di nomi e parole, che usiamo tutti i giorni e a cui non facciamo più caso, quel periodo ormai...dimenticato. Suoni e nomi che richiamano significati antichi.Un esempio, su tutti, il nome del paese,oggi "Oliveri". Nel periodo arabo, era "Liviri". Sul significato di questa parola si e' tanto scritto e divergono le opinioni degli studiosi.
Suggestiva la tesi, che riporto in questo post, che "Liviri" fosse una antica unità di misura equiparabile alla libbra, utilizzata nell'allevamento del baco da seta anche nel "nostro" paese e da cui, in quel periodo, avrebbe preso il nome.

Setti liviri a cannizza!

La vigilia del giorno dell’Ascensione, verso sera, la gente corre con divozione alla riva del mare; ivi si inginocchia e per nove volte di seguito ad ogni nuovo flutto che il mare invia alla riva, prendono un pugno di arena e ripetono la seguente preghiera:

Ti salutu fonti di mari

cca mi manna lu Signuri:

tu m’ha dari lu to beni

io ti lassu lu me mali.

"L’arena la prendono dopo aver recitata la preghiera. L’arena raccolta vanno poi a gittarla sui tetti delle persone che nutricano il baco da seta, gridando con gioia: Setti liviri a cannizza! (Sette libbre per canniccio).

Era un grido di buon augurio: «Sette liviri a cannizza! », sette libbre di prosperi bachi ogni cannizzo. Nella speranza di trarne un eccezionale quantitativo di seta.


cfr. M.s. di Tommaso Cannizzaro, Biblioteca Regionale di Messina (Ms F.N. 489)
tratto da Sergio Todesco: Mitologie del baco da seta in Sicilia. In: La seta e la Sicilia.
A cura di Caterina Ciolino. Soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali di Messina. Palermo, Regione Siciliana, 2002, p. 231

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