martedì 24 febbraio 2009

Verità scomode

Un nostro amico sostiene che a Messina altro che ponte,la muraglia cinese dovrebbero fare!
Sara' pure neoborbonico e antigaribaldino ma da buon siciliano e' molto critico su cio' che ricostruiscono i libri di storia sul mito di Garibaldi e dell'unità di Italia.Critico,orgoglioso e fiero di esserlo.
Lungi da noi rimettere in discussione un fatto assodato e accettato ormai da tutti come l'Unità d'Italia ma vogliamo rammentare, semmai ce ne fosse bisogno,che noi Siciliani,Cittadini siamo non Sudditi di questa Italia!
1)"......Bisogna raccontare, soprattutto ai nostri ragazzi, anche le verità più scomode per rientrare in possesso della nostra memoria storica di SICILIANI, meridionali e italiani…"
NOI, questa Unità l'abbiamo pagata cara,l'abbiamo pagata col sangue!
Depredazione di ogni nostra ricchezza portata a Torino,poverta' e miseria,emigrazione,mafia e ogni protesta repressa nel sangue.
In memoria di tutti quei meridionali che grazie a Garibaldi,avendo perduto tutto,persero anche la vita.In onore di quegli uomini e donne che chiamavano briganti:



Per chi volesse saperne di piu' sui fatti ignobili avvenuti ai tempi dei garibaldini ad Alcara Li Fusi,Milazzo,Bronte etc.etc.Internet e' una fonte inesauribile:
2) "Copia di cronaca del tempo che testimonia saccheggi, furti e devastazioni delle regge borboniche ("le argenterie delle reali mense furono pubblicamente vendute, sin gli utensili da cucina furon trasportati in Torino…") e delle chiese"
3) Una delle prime cose che fecero fu " La chiusura di scuole, licei, collegi, accademie e istituti religiosi e di assistenza sociale."
4)"Copia del carteggio conservato presso l’Archivio del Banco di Napoli e relativo ad un prestito di 200.000 lire (circa un milione di euro di oggi) al figlio di Garibaldi Menotti, giustificato da Garibaldi stesso e mai restituito…"
5)"Copia di lettera dell’epoca che descrive la situazione di Napoli,che era una delle capitali più ricche d'Europa,qualche anno dopo Garibaldi: "Il popolo manca di lavoro, di pane, di speranza. Anche a Napoli si è avuto uno spettacolo pietoso: arrivava una carovana ininterrotta di contadini delle Calabrie, della Basilicata e del Cilento che venivano per emigrare. Li hanno descritti pallidi, disfatti, con l’aspetto della più crudele miseria. Già una quantità di operai cacciati dagli arsenali e dai cantieri sono partiti per l’Egitto e dalla Sicilia a Tunisi, a Tripoli, ad Algeri. Molti cercano nel porto di Genova di imbarcarsi per l’America meridionale… Ma come è accaduto che gli abitanti delle Due Sicilie, il popolo meno fatto prima per lasciare la sua patria, se non per viaggiare, siano spinti ora da questa furia di emigrazione?"


1)da PROCESSO A GARIBALDI Gennaro De Crescenzo (accusa) Tribunale di Napoli, 13 aprile 2002
2) 3) 4) 5) WWW.CAPRERA.IT

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