mercoledì 27 aprile 2011

Oliveri e il Mercato Coperto


"Facendo i carri per il carnevale, avete fatto una cosa buona ma, lasciando i bagni così, non mi piace affatto. Vi invito a pulirli insieme a me - fatevi sentire.

Juergen

martedì 26 aprile 2011

La Scuola italiana? No comment

venerdì 15 aprile 2011

I nemici di Vittorio

L’attivista italiano, testimone del dramma di Gaza, Vittorio Arrigoni è morto.

di Pino Cabras – Megachip – ARTICOLO AGGIORNATO.


Non hanno nemmeno aspettato il farsesco ultimatum che avevano inscenato. Vittorio Arrigoni, un uomo mite e coraggiosissimo, è stato ucciso. Con il contrappasso del soffocamento dopo il contrappasso degli occhi bendati, per giunta: per dirci – a tutti noi che in tanti paesi del mondo perdiamo un fratello – che saranno soffocate le voci libere, i corpi che respirano, gli occhi che vedono e non nascondono.

Per chi ha studiato quali sono i veri obiettivi della galassia di terroristi più estremisti questa non può essere una sorpresa. La stessa Hamas era nata come creazione dell’intelligence israeliana, che voleva rendere permanente l’emergenza e dividere il campo palestinese, ma poi la creatura politica aveva seguito una traiettoria tutta sua che la rese irriconoscibile e meno malleabile. La fabbrica delle emergenze ha sfornato però nuovi prodotti, gruppuscoli sempre pronti ad alimentare la strategia della tensione, e con essa fomentare la totale militarizzazione dell’agenda politica.

Colpisce sapere ad esempio che Azzām al-Amrīki, Azzam l’Americano, l’«anchorman» bilingue di quei “video di al-Qa’ida” costruiti con la stessa cifra stilistica del video in cui compare Arrigoni nelle mani dei “salafiti”, si chiami in realtà Adam Pearlman, e sia nipote di uno dei più eminenti esponenti della lobby dei falchi filoisraeliani in USA.

Il potere nel mondo post 11 settembre si è giovato ampiamente del terrorismo come instrumentum regni. Ha fatto passi enormi nel distruggere un ordinamento giuridico internazionale che ammetteva norme non basate sul solo diritto di potenza, inquinare i punti di riferimento concettuali per la definizione di ciò che è aggressione o tirannia o resistenza, far abdicare gli Stati dalla difesa dei loro prevalenti interessi nazionali a vantaggio di una coalizione dominata da interessi imperialistici, condizionare l’economia – vicina a un baratro finanziario – entro la gabbia delle priorità militari.

Il lavoro di Vittorio Arrigoni nel decennio post 11/9 va nella dimensione “micro”: è azione concreta e locale, nella Gaza assediata e massacrata, nella prigione a cielo aperto più grande del mondo, nel tiro a bersaglio per droni, fra i pescatori che non possono pescare, i muratori che non possono edificare, i bambini che non si possono curare. Ma è anche azione globale, racconto, narrazione, rivendicazione della verità, pacata polemica nei confronti dei silenzi e delle menzogne politiche e mediatiche che hanno dato forza all’incubo militarista del Sionismo Reale. Aprirà bocca, vorrà dire qualcosa su Arrigoni quel Roberto Saviano che si accompagna ai falchi israeliani e alla Casta politica, al quale Arrigoni diceva: «scendi dal carro armato dei carnefici, e vieni ad abbracciare le vittime»?

Mentre tutto il Vicino e Medio Oriente è ora soggetto a un immenso scossone, ovunque, molti conti saranno regolati. I ponti, in guerra, sono i primi a saltare in aria. Appena il 4 aprile scorso era stato ucciso Juliano Mer-Khamis, il pacifista “al 100% ebreo e al 100% palestinese”. La morte terribile di Vittorio “Utopia” Arrigoni, come molti amavano chiamarlo, annuncia un tempo drammatico, annuncia una fase diversa della vita politica in un’area vasta del pianeta. Dovete sentirlo questo pericolo, e capire l’enigma delle parole semplici che ci lasciano gli uomini giusti: Restiamo umani. Restiamo umani. Restiamo umani.

Quelli che vogliono ammazzare i testimoni della strage

di Pino Cabras, Megachip – 13 gennaio 2009.

L’incitazione è esplicita: uccidere un gruppo di persone, con nome e cognome, abitudini e idee, appartenenze politiche e immagini facilmente identificabili. Chiedono la collaborazione di delatori per completare le liste con gli indirizzi. La schedatura è esplicitamente rivolta ai militari, quelli israeliani, se non ci pensano altri killer, per facilitarli nell’eliminazione fisica di “pericolosi” bersagli: i nemici da colpire sono gli attivisti occidentali – infermieri e altri volontari – che lavorano e sono testimoni di quanto succede nei Territori occupati.

Tutto questo lo potete leggere in un sito web, gestito da un gruppo di estremisti, una sorta di Ku Klux Klan ebraico americano: Stop the ISM. Può essere di interesse far notare che fra i bersagli c’è anche un cittadino italiano, Vittorio Arrigoni, di cui abbiamo letto i toccanti reportage da Gaza. Il tenutario del sito è Lee Kaplan.

Kaplan è uno dei tanti agitatori fascisteggianti della pancia reazionaria americana, un coagulo che ultimamente ha preso piede sia nell’ambito dei movimenti cristianisti, sia nelle frange del fondamentalismo ebraico, ora uniti in un inedito oltranzismo anti-islamico.

In USA la saldatura fra questi ambienti si è rafforzata, tanto che Kaplan talora ascende anche al salotto buono, si fa per dire, dei talk show con la bava alla bocca, su Fox News.

Ma si rafforza soprattutto in Terrasanta.

I fondamentalisti ebrei controllano gli insediamenti coloniali più estremisti dei territori (come già si leggeva in un libro di Israel Shahak e Norton Mezvinsky, Jewish fundamentalism in Israel, London, Pluto Press, 1999). I fondamentalisti cristiani li appoggiano per accelerare l’avvento dell’Armageddon, la lotta finale fra il Bene e il Male, che proprio da quelle parti dovrà svolgersi.

Forse per portarsi un po’ di lavoro avanti, il signor Kaplan lascia briglia sciolta al sito per sollecitare l’eliminazione di Arrigoni e altri. Non senza profetizzare che il governo italiano non si preoccuperà più di tanto se qualcuno provvederà all’auspicata «rimozione permanente» del nostro connazionale. Lo ripetiamo: questi auspici criminali non appaiono in un forum semiclandestino, ma in un sito accessibile gestito da un noto personaggio pubblico.

Ora, dal momento che anche le forze armate israeliane non vogliono testimoni nello scempio di Gaza, e il nostro mainstream si è subito docilmente accodato rispettando il divieto, siccome l’unica voce ci giunge da Arrigoni, in tal caso facciamo due più due e fiutiamo un grosso pericolo. Abbiamo visto che lì non si va per il sottile, se già vengono bombardati ospedali, ambulanze, scuole, e se si prende di mira qualunque soccorso.

Mentre la conta dei morti ammazzati a Gaza si avvicina a quota mille, accade una cosa singolare. Il cumulo di cadaveri non si può più nascondere sotto un editoriale di Bernard-Henry Lévy, l’uso di armi orrende – che un domani vedrete proibire – nemmeno. I giornali nostrani cominciano timidamente a parlarne. Ma non in prima pagina e in apertura, come abbiamo fatto già diversi giorni fa su questi schermi, ma a pagina dieci e in taglio basso. Nascondere non si può. Ma diluire, questo sì. E questo i nostri grandi organi di informazione lo fanno benissimo. In attesa di chissà cosa, un successo politico militare, una chimera, la fine di Hamas. A che prezzo? È in atto la censura più sottile, ma questa sottigliezza non la salva dall’essere accostata alla censura più violenta e più minacciosa, quella che vuole colpire chi vuole salvare il popolo palestinese dalla sua distruzione.

Tanti intellettuali italiani indicano inorriditi il dito insanguinato del Movimento di Resistenza Islamico (Hamas), ma non vedono la luna desolata degli altri fondamentalismi che egemonizzano sempre di più la classe dirigente israeliana. L’idea che le forze armate israeliane difendano i Lumi contro la barbarie è un ideologismo foriero di tragedie, dal quale è bene liberarsi con un’operazione onesta di ricognizione storica e politica della memoria mediorientale. Il racconto di quel che accade ora è un passo fondamentale, con tutti i testimoni da rispettare.


Pino Cabras – Megachip

giovedì 14 aprile 2011

La ...libertà

giovedì 7 aprile 2011

No comment


da informazione scorretta

lunedì 28 marzo 2011

Oliveri ed il gemellaggio:novità

Dal nostro corrispondente germanico Juergen:

Il progetto “gemellaggio Breitnau – Oliveri” comincia a prendere forma
Arriveranno 29 amici tedeschi dalla Alta Foresta Nera per visitare Oliveri

Nel mese di Ottobre dell’anno scorso, il Sindaco di Oliveri, insieme con alcuni componenti
dell’Amministrazione Comunale, ha visitato la città tedesca Breitnau, nella Foresta Nera.
Dopo questo viaggio, i tedeschi hanno confermato il contraccambio della visita, previsto per la
settimana dal 13 al 20 Maggio 2011.
Il volo è prenotato, l’hotel fissato ed a Oliveri sono in corso i preparativi per il soggiorno dei
tedeschi. Il “Team Gemellaggio” (formato da cittadini di Oliveri) si è riunito già tre volte per
organizzare la suddetta settimana con eventi interessanti e piacevoli per gli ospiti.
Vogliamo far conoscere ai tedeschi il nostro paese - dicono i membri del team - e dobbiamo fare il
possibile affinchè i nostri ospiti trovino un’amichevole e piacevole accoglienza.

Il benvenuto ufficiale del Sindaco Haberstroh e dei suoi compagni di viaggio, sarà Sabato 14
Maggio alle ore 17:00 nella sala consigliare; subito dopo in Piazza Pirandello i cittadini di Oliveri
avranno la possibilità di conoscere i visitatori e “chiacchierare“ con i tedeschi. La serata sarà
allietata da un gruppo folkloristico.
E’ prevista pure una visita ai Laghetti di Marinello, la partecipazione alla Santa Messa, una gita a
Tindari per vedere la Madonna Nera e gli scavi di Thyndaris; un pomeriggio al Castello di Oliveri
con il giardino botanico ed una gita a Taormina ed all’Etna, ci sarà la rappresentazione dell’opera
teatrale “La Patente” di Luigi Pirandello, una uscita con le barche con la possibilità di pescare e
tante altre piacevoli cose da fare insieme.
Si spera nella partecipazione dei cittadini di Oliveri e nel prossimo futuro il sostegno per la
realizzazione del Gemellaggio con Breitnau.

Jürgen Mostert

domenica 20 marzo 2011

La fine della sovranità italiana

DI Pino Cabras da Megachip.info

Trovarsi in guerra senza nemmeno sapere perché. Questo ormai tocca in sorte a milioni di persone, milioni di telespettatori che prima assistevano ai salamelecchi pro Gheddafi e ora vedono le immagini dell’attacco militare occidentale, poi vedranno una guerra ancora più grande e catastrofica. Era un’altra musica nell’ottobre 2008, quando Giulio Andreotti, Nicola Latorre, Vittorio Sgarbi e Beppe Pisanu erano al cospetto del Colonnello con la loro brava fascia verde e il cappello bipartisan in mano, grati per il fresco impegno libico che salvava la banca Unicredit dal disastro innescato dagli scricchiolii finanziari dell’Impero in crisi. La spola di politici italiani per Tripoli era continuata per anni, sotto l’occhio benevolo di Re Bunga Bunga. Ma ora hanno tutti votato per la guerra. Perché?
Escludiamo i motivi umanitari. Nicolas Sarkozy solo pochi mesi fa offriva aiuti militari a Ben Alì per soffocare nel sangue l’inizio della rivolta tunisina. David Cameron e Barack Obama non hanno mica bombardato i carri armati del re del Barhein, che invece continua a sparare sulla gente che protesta, mentre l’Onu dorme. Zapatero e Berlusconi non hanno offerto le loro basi per imporre un’urgente No Fly Zone sopra il cielo di Gaza mentre Israele bruciava la popolazione civile con il fosforo bianco e le bombe Dime. Piero Fassino, responsabile esteri del Pd, durante la strage di Gaza, esprimeva solidarietà a Israele. Nessuno convoca il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per ordinare lo stop ai droni di Obama che un giorno sì e l’altro pure fanno strage fra i civili in Pakistan. Gli esempi diventerebbero decine, a cercarli, ma la facciamo breve: le guerre non sono mai mosse da motivi umanitari. Le guerre “umanitarie” sono così umanitarie che bombardano gli ospedali, sempre. Stavolta persino dal primo giorno. I moventi, se non siamo gazzettieri a rimorchio delle bugie del potere, li dobbiamo cercare altrove. Suggerisco in proposito l’interessante lettura geopolitica offerta da Piero Pagliani, che racconta bene il ruolo cruciale della strategia africana degli Usa.

Perché l’Italia ha dunque scelto la guerra?
La Storia a volte si presenta con il volto dell’ironia e del paradosso delle date. Proprio appena passata la festa del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, ossia un giorno che dovrebbe esaltare la sovranità nazionale, abbiamo fatto vedere al mondo che viceversa siamo definitivamente un paese senza sovranità, senza più i distinguo del passato, né le navigazioni ambigue democristiane, le fiammate di autonomia di certe nostre aziende, le impuntature di certi nostri apparati. Senza più la guardinga sottomissione atlantica di un tempo, quando si battevano lo stesso anche le strade sgradite a Washington, Londra e Parigi, in nome di interessi da non liquidare: in nome cioè di una sovranità limitata ma non azzerata. L’attacco alla sovranità della Libia coincide con la fine della sovranità italiana. Due piccioni con una fava, con la desolante complicità del sistema politico, dal Quirinale ai peones di Montecitorio, fino alle redazioni, con qualche spaesata eccezione.
Quali pressioni sono intervenute per spingere questa classe dirigente a non far più valere un trattato di fresca firma come quello fra Italia e Libia? Si tratta di pressioni enormi, in tutta evidenza. L’Italia ha rinunciato di colpo a ogni sua politica autonoma nel Mediterraneo, l’unico suo spazio agibile, e in campi cruciali: l’energia, l’immigrazione, l’influenza geopolitica. Prosegue (anzi, precipita) la linea di ritirata della nostra sovranità economica, lungo quello stesso tracciato che negli anni Novanta ha portato alle privatizzazioni selvagge e al vistoso declino della posizione italiana nella divisione internazionale del lavoro. Per entrare in Libia dovremo chiedere permesso ad altri soggetti.
Nel 1998, quando cadde il primo governo Prodi, il governo D’Alema si formò grazie a massicci via vai di deputati e senatori (da Cossiga a Cossutta), che spaccavano e ricomponevano i gruppi parlamentari: insieme garantirono agli Usa la stabilità di governo indispensabile per usare in tutta tranquillità le basi militari da cui partivano gli aerei anche italiani che pochi mesi dopo bombardarono la Jugoslavia. È un precedente che ci permette di leggere quanto è avvenuto recentissimamente. Non credo che il rientro sfacciato e perfino precipitoso nel Pdl da parte di decine di parlamentari che lo avevano abbandonato per il nuovo partito di Gianfranco Fini sia stato tutto frutto di una compravendita. È più probabile che molti siano stati soggetti a un contrordine, qualcosa che – superata la stoffa dei loro cappucci – dev’essere suonata più o meno così: “Non è più il momento di far cadere il governo, stiamo per fare una guerra in Libia; Silvio, che pure manderemo via, ora ci serve, e sarà ben contento di tirare a campare ancora, non è mica uomo di principio; fate la vostra parte”. E quelli hanno ottemperato alle loro Obbedienze. È gente con molto pelo sullo stomaco: al Caimandrillo concedono le acrobazie giudiziarie più indecenti; lui, in cambio, concede loro la guerra che piace colà dove si puote ciò che si vuole.
E mentre nel 1999 Cossutta faceva sì che in piazza non si facessero troppe manifestazioni contro la guerra, oggi non c’è più nemmeno bisogno di pompieri. La capacità di comprensione della situazione internazionale dell’elettorato di opposizione è stata nel frattempo desertificata. I partiti che ancora prendono i voti di questa opposizione sono invece seduti alla tavola di chi si è mangiato persino le vestigia della sovranità nazionale. Un Paese così decapitato sarà più esposto alle tragedie di una transizione geopolitica che si presentava già difficilissima.

Pino Cabras

venerdì 4 marzo 2011

Oliveri e...il ristorante


Preso da altri impegni, sto aggiornando il blog non piu' assiduamente come prima.
Questa però ve la devo raccontare.
Ieri, nel menu di un ristorante della zona, facevano bella mostra di se gli... "strozzapeti".
Un amico, "bontempone" gli ha ordinati con voce tonante, chiedendo:"Vanno bene con le flatulenze?"
La risposta è stata un'alzata di spalle.
Con l'amico,ci siamo sentiti poco fa:sta ancora ridendo.

Maurizio Pirrotti

mercoledì 23 febbraio 2011

domenica 20 febbraio 2011

Nel 150° dell'Unità Italia

In un era globale e mondializzata come la nostra, tra i dogmi sacri dell'economia troviamo: privatizzazioni, delocalizzazioni, liberalizzazioni.....
Nel pieno dei festeggiamenti per i 150 anni dell'Unità d'Italia mi piace ricordare la politica economica borbonica che " istituì un forte regime protezionistico doganale, vietò l’esportazioni delle merci prodotte al sud se il mercato interno non era saturo, impose la trasformazione dei beni nei luoghi di produzione. Limitò le speculazioni con il “calmiere al ribasso” cioè i prodotti della terra non potevano essere pagati al di sotto del prezzo stabilito dallo Stato".1)
Ne abbiamo fatto di strada da allora!

Maurizio Pirrotti

giovedì 17 febbraio 2011

Di cosa ci dobbiamo vergognare

di Solange Manfredi

Oltre un milione di donne sono scese in piazza, e non solo donne, mobilitate per difendere i loro diritti e la loro dignità.

Che tristezza!

Sono bastate tre veline dei servizi e tre settimane di propaganda sui giornali per muovere la massa.

Mai vista una tale mobilitazione, anche per altri e ben più gravi problemi.

Non per la sentenza della Corte Costituzionale che stabilisce che si possono violare i diritti umani di cittadini o gruppi di cittadini e poi coprirli con il segreto di stato; non per la depenalizzazione del colpo di stato; non per aver ceduto la sovranità del popolo ad un organo sovranazionale ed autoreferenziale, ecc..

“Se non ora quando”. A questo grido le donne sono scese in piazza chiedendo le dimissioni di Berlusconi. “Offende l'Italia” si grida nelle piazze. Eh si, offende l'Italia il fatto che il Presidente del Consiglio possa essere indagato per favoreggiamento della prostituzione minorile.

L'Italia invece non si è sentita minimamente offesa …

… dalle indagini che ipotizzavano nei suoi confronti i reati di:

corruzione giudiziaria,

finanziamento illecito ai partiti,

falso in bilancio,

corruzione,

falsa testimonianza,

appropriazione indebita,

frode fiscale,

traffico di droga,

concorso in strage (1992-1993),

concorso esterno in associazione mafiosa,

abuso d'ufficio,

concussione aggravata e minaccia....

Per questi reati no. Nessuno è sceso in piazza.

L'essere indagato per questi "reatuccci" non offendeva la dignità della nostra nazione, assolutamente no. Ma l'aver sollazzato il suo real augello con donne consenzienti, questo si, ci offende profondamente.

Non è così. La nostra dignità di donne è stata offesa, e viene offesa quotidianamente, da quelle donne, e sono tante, che litigano per poter andare alle feste di Berlusconi, che sono pronte a qualsiasi acrobazia erotica pur di poter ottenere ciò che non meritano. Berlusconi, come qualsiasi uomo potente, è assediato da donne che sperano di infilarsi nel suo letto per ottenere vantaggi e favori, non ha alcun bisogno di pagarle. Ne approfitta? Probabilmente. Potrebbe astenersi? Si. Il problema è che il presidente Berlusconi le inserisce nelle liste elettorali o a sedere sui banchi del parlamento? Abbiamo avuto, ed abbiamo, “onorevoli” ben più impresentabili, uomini con condanne definitive per reati gravissimi. Ma di più, abbiamo avuto sette volte presidente del Consiglio, otto volte ministro della difesa, cinque volte ministro degli esteri, ecc..Giulio Andreotti che una sentenza passata in giudicato ha riconosciuto reo di "concreta collaborazione" con esponenti di spicco di Cosa Nostra fino alla primavera del 1980.

Le donne che si offrono quotidianamente a Berlusconi non sono donne alla fame che devono piegarsi ai desideri del premier per poter mangiare. Non sono vittime, anzi. Ed è bene che questo sia chiaro a tutti.

Se c'è qualcuno che offende e calpesta la dignità delle donne sono proprie le donne. Noi ci siano offerte come merce, noi abbiamo fatto a gara per spogliarci sempre di più davanti a calendari, televisione, pubblicità. Noi corriamo a farci rifare le labbra a “canotto” e non certo perché siano belle, ed eleganti (non a caso quando una persona è elegante si dice: quella persona è fine). Le labbra a “canotto” hanno un solo messaggio da inviare al maschio che incontrano, e non è certo quello di trasmettergli la sensazione che da quelle labbra possano uscire discorsi colti ed intelligenti!

Ma il problema è un altro, ed è ancora più grave. Siamo noi. I problemi che abbiamo sono gravissimi ma, davanti a qualsiasi violenza o abuso (i nostri diritti costituzionali vengono calpestati dal governo e dalla comunità europea ogni giorno) restiamo immobili. Poi arriva un burattinaio che, attraverso una campagna mediatica e manipolando le nostre frustrazioni, ci fa scendere in piazza in oltre un milione non per difendere il nostro diritto lavoro, alla salute, all'istruzione, alla giustizia, ma alla dignità delle donne.

E' di questo che, davanti agli occhi del mondo, ci dobbiamo vergognare.

Solange Manfredi

Dal Blog di Paolo Franceschetti

sabato 12 febbraio 2011

Beppe Grillo ad Annozero

sabato 29 gennaio 2011

Culo flaccido

Dopo il tonante "cafone" in diretta televisiva (guarda quì) è arrivato l'anatomico "culo flaccido"a mezzo stampa (leggi).
Prima c'era stato "vecchio porco" ( leggi) oppure "gran porco" (leggi).....
A confronto "nano di Arcore", "testa d'asfalto", "psiconano" ,"al tappone", "il caimano" e le intere pagine di Goole dedicate (vedi quì) sembrano gentilezze d'altri tempi.

lunedì 3 gennaio 2011

Oliveri:

Cari lettori, nell'augurare a tutti voi un 2011 migliore del 2010 che è appena andato via, vorrei iniziate il primo post di questo nuovo anno

il primo post di questo 2011 inizia
Spero Il 19 dicembre Oliveri Libera si è occupata della questione dei "pitosfori scomparsi"(leggi)
Nel post intitolato "Oliveri:rimodulazione del verde pubblico"
Infatti, al posto dei pitosfori, ora c'è un bel prato verde e tanti fiori.
Bello.

gli aghi secchi dei pini e mancata ossigenazione non faranno sopravvivere il tanto desiderato e voluto prato inglese.

venerdì 31 dicembre 2010

giovedì 30 dicembre 2010

Brindisi amari

di Marco Cedolin
S'incrociano i calici, s'increspano le labbra a pronunciare frasi beneauguranti, si brinda al nuovo anno che arriva, ma la sensazione preponderante è quella che mentre il disastroso 2010 finisce, la tragedia continui, infischiandosene degli auguri e delle speranze.
Non occorre essere particolarmente pessimisti per comprendere come l'anno appena trascorso, condensato in una una serie di brutture senza soluzione di continuità, oltre a rendere amaro il vino, abbia costruito i presupposti perchè il 2011 ne ricalchi fedelmente le orme, rendendoci uomini sempre più soli, deprivati di aspirazioni e gioia di vivere, trascinati dentro ad un gioco d'azzardo dove vince solo il banco, mentre con gli sguardi inebetiti continuiamo a restare seduti a giocare e poi a giocare ancora, nonostante l'unica prospettiva sia quella di perdere tutto, in ultimo anche la nostra dignità.
L'anno che si dissolve nei calici resi amarognoli dal vino stantio non verrà ricordato in funzione di eventi eclatanti che abbiano cambiato il corso della storia e probabilmente scivolerà nelle sabbie del tempo senza sussulti, con la sua summa di miserie umane sulle cui fondamenta d'argilla già si stanno costruendo altre miserie umane, destinate ad un futuro che lascia in bocca il sapore acre del metallo.
La svendita dei lavoratori, ricattati, vessati, intimiditi e indotti a praticare l'autolesionismo,.....presentato loro come il "male minore", perchè in fondo un calcio negli stinchi somiglia quasi ad una carezza quando ti convincono che l'unica alternativa è costituita da una serie di bastonate sulla schiena dalle quali non ti rialzerai più.

Il cedimento sempre più evidente di un territorio violentato in profondità dalla cementificazione selvaggia, figlia di un "progresso" che ha il cervello del malaffare e il passo del gambero, ma viene unanimamente accettato come elemento positivo da coccolare. Poco importa se ogni piovasco ormai è foriero di frane disastrose, alluvioni, morti e feriti. La colpa è sempre del tempo cattivo, del mare in burrasca e della brutta sorte.

I giovani privati di un futuro e destinati al ruolo di agnelli sacrificali all'interno di un mondo del lavoro che non esiste più, se non sotto forma di una babele schizofrenica senza senso nè costrutto. Giovani indotti da "cattivi maestri" a credere che tutti i loro problemi siano incarnati dalla persona di Mariastella Gelmini e condotti per mano a protestare contro un ingranaggio, mentre una macchina immensa, di cui i loro stessi maestri fanno parte, si appresta a dilaniarli e schiacciarli senza pietà.

Il circo mediatico che ha ormai perso ogni contatto con la realtà e dedica ogni briciola del proprio peso immanente all'orientamento del pensiero e al sostegno dei consumi, rendendo il mondo dei TG, della TV e dei giornali molto più virtuale di quanto non lo sia quello di second life.

La classe politica sempre più confusa, abbarbicata agli scranni del potere, impegnata a tempo pieno negli intrighi di palazzo, negli inciuci, nelle congiure, sul punto di abdicare perfino dalla decennale farsa del confronto destra/sinistra. Destra e sinistra sono dinosauri di un passato ormai fossilizzato, la classe politca italiana non governa più nulla, perchè tutte le decisioni vengono prese a Bruxelles ed imposte da comitati privati sovranazionali, l'unica funzione rimasta in mano alla politica è quella concernente la distribuzione degli appalti, dei finanziamenti e dei ruoli di potere, in un rapporto simbiotico con il mondo del malaffare. Si tratta di una verità incontrovertibile, palese agli occhi ditutti, ma è preferibile che la commedia continui, altrimenti una volta scoppiato il bubbone, chissà dove si potrebbe andare a finire, ed è troppo grande la paura che possano sparire anche le briciole, in una società ormai costituita da raccoglitori di briciole.

Si potrebbe spendere qualche parola anche riguardo alla crisi economica, al dramma dell'inquinamento, ai soldi che non esistono impegnati in opere faraoniche, all'incubo di un ritorno delle centrali nucleari, alla speculazione miliardaria imbastita intorno ai rifiuti di Napoli, alla situazione politica internazionale prodromica di nuove guerre d'occupazione, al progressivo smantellamento degli stati nazionali, in funzione della costruzione di un unico stato globale e globalizzato, quando il gambero del progresso avrà terminato la sua corsa.
Ma l'anno nuovo ormai sta già iniziando ed essendo questi argomenti parte delle sue fondamenta non mancherà certo l'occasione di parlarne.
Per adesso buon brindisi e se vi capita di storcere la bocca per il sapore amaro fate attenzione a non farvi notare, l'etichetta di pessimista, in una società votata all'ottimismo anche quando corre verso il baratro, potrebbe risultare un fardello pesante da portare nel corso del viaggio.

domenica 26 dicembre 2010

La canzone proposta,nel video sotto, nasce dall'incontro di due artisti, Tom Waits e Richard Gavin Bryars.
Tom Waits è un cantautore statunitense dalla voce inconfondibile: la sua voce
è "come se fosse stata immersa in un tino di whiskey, poi appesa in un affumicatoio per qualche mese e infine portata fuori e investita con una macchina".1)
Richard Gavin Bryars è un compositore inglese. Una volta stava girando per Londra con un registratore in cerca di suoni per un programma della BBC. Si imbattè in un barbone forse ubriaco che trascinava ripetitivamente tra i pochi denti una canzoncina. Non era proprio una canzoncina. Una specie di canto religioso: diceva “Il sangue di Gesù non mi ha mai tradito finora”, e lo ridiceva, e lo ridiceva. Bryars si portò a casa il suo nastro e lo tenne lì. Ogni tanto lo riascoltava e ci pensava su.
“Jesus blood never failed me yet” fu pubblicato nel 1993. Dura settantatrè minuti. Per settantatrè minuti si ripete circa centocinquanta volte la stessa strofa sottratta quella notte alla voce del barbone londinese, campionata e ripetuta per tutta l’opera e accompagnata da un arrangiamento orchestrale sempre più denso, che parte da pochi archi e si arricchisce man mano di altri strumenti, cori, e infine una seconda voce solista che chiude la composizione sottobraccio al barbone. Una voce straordinaria, e la più associabile a quella di un barbone ubriaco, avrà pensato Bryars prima di telefonare a Tom Waits. Il disco è straordinario, unico, notturno, struggente. E natalizio.

1) Daniel Durchholz fonte Wiki

giovedì 23 dicembre 2010

L'abbiamo scampata bella ...finora.


Prima di salutarci per le vacanze di Natale, con gli auguri di rito come si conviene, trovo utile postare un articolo di Movisol che condivido nella sua interezza.
Che Berlusconi non mi piaccia è risaputo.
Non credo, però, siano in tanti a sapere che, il 14 dicembre( giorno in cui in Parlamento di votava la sfiducia a Berlusconi) l'Italia l'ha scampata per soli tre voti.

Maurizio Pirrotti

Fallisce in Italia il "golpe dei banchieri"

22 dicembre 2010 (MoviSol) - Se il 14 dicembre governo italiano avesse perso il voto di sfiducia, con tutta probabilità l'Italia non avrebbe oggi un Presidente del Consiglio migliore dell'impresentabile Berlusconi, ma si ritroverebbe con un "governo dei banchieri" presieduto da Mario Draghi – il capo del Financial Stability Board dalla querela facile contro coloro che lo chiamano "Mr. Britannia". Infatti, l'opposizione si è presentata al voto di sfiducia senza una strategia politica o economica unitaria, e senza alternativa visibile a Berlusconi.

L'alternativa era nascosta. Se la sfiducia fosse passata, la crisi di governo avrebbe scatenato le pressioni speculative, compresa una possibile retrocessione nel rating, e si sarebbe determinata la situazione di emergenza che avrebbe dettato l'arrivo di Draghi sul cavallo bianco a Palazzo Chigi, per somministrare una cura da "lacrime e sangue" come tagli alle pensioni, privatizzazioni e blocco dei salari, come richiesto dai bankers per puntellare il sistema dell'euro.

Draghi aveva esposto il suo programma in un'intervista nella sede delFinancial Times, a Londra, il 10 dicembre, suggerendo una terapia da applicare a tutti i paesi dell'Eurozona, analoga al "piano di rigida austerità fiscale" che egli aveva contribuito a somministrare all'Italia con i governi tecnocratici all'inizio degli anni novanta.

Ora però, Draghi e la "Britannia faction" devono attendere un altro giro.

Nonostante avessero la maggioranza sulla carta, Fini e l'opposizione hanno perso per una manciata di voti, prendendosela con chi si sarebbe fatto comprare da Berlusconi. Il mercato delle vacche in occasione di voti di decisiva importanza è vecchio quanto il Parlamento, e non si può gridare allo scandalo. E non si può dar torto all'on. Catia Polidori, che ha motivato il suo dissenso dal gruppo finiano di cui faceva parte, con la necessità di garantire stabilità politica all'Italia in un momento di turbolenza finanziaria globale, soprattutto nel contesto di cui sopra.

È vero comunque che pur avendo vinto la fiducia, il governo Berlusconi non ha conquistato la stabilità. Mentre la politica spinge verso elezioni anticipate, una strada alternativa e migliore per il paese sarebbe di costruire una larga maggioranza basata su una "exit strategy" dal sistema dell'euro che sta "stringendo il cappio attorno al collo" del paese, nelle parole del prof. Savona.


Vedi anche:

1. Paolo Savona chiede l'uscita dell'Italia dall'euro (17 novembre 2010 )
2. In arrivo il governo dei banchieri? (17 novembre 2010)
3. No al governo dei tecnici e delle banche! (28 agosto 2010)
4. L'antidittatore del Bunga Bunga (13 dicembre 2010 )
5. Tremonti: Geithner ha respinto un nuovo trattato di Bretton Woods
(29 gennaio 2010)
6. Il Senato chiede la riorganizzazione fallimentare: il Governo frena
(26 febbraio 2009)
7. VIDEO: "The Britannia Crowd in Italy" con sottotitoli in italiano sul contesto strategico dello scontro tra Tremonti e Draghi (30 dicembre 2008)
8. Effetti delle iniziative di Tremonti sulla scena internazionale
(8 luglio 2008)


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mercoledì 22 dicembre 2010

Oliveri: rimodulazione del verde pubblico


Come ricorderete, cari lettori, ho manifestato pubblicamente le mie perplessità quando, dalla piazzetta antistante il palazzo municipale, sono scomparsi i.... pitosfori.
(leggi qui) .Temevano in tanti (me compreso) che, così come è stato fatto negli anni, con gli alberi abbattuti nelle vie di mezzo paese, al posto dei pitosfori sdradicati, rimanesse il ... nulla.
A pensare male si fa peccato, lo so, ed io, lo confesso, ho peccato.
Oggi, in assoluta controdendenza rispetto al passato, la dove si è distrutto, si e' anche ricostruito. E meglio di prima.
Infatti, al posto dei pitosfori, ora c'è un prato verde e tanti fiori.
Bello.

Maurizio Pirrotti

Ps.
L'aiuola in foto non c'entra niente con Oliveri ma, l'idea di "scrivere coi fiori" la trovo interessante:
"Comune di Oliveri" potrebbe essere scritto, allo stesso modo, nelle nuove aiuole, non trovate?

Nota
Il prato verde devono averlo trovato altrettanto bello i bimbi che stasera ci saltellavano sopra, felici.
Una qualche forma di protezione (recinzione ) andrà concepita, nei prossimi giorni, se vuole che il prato ed i fiori durino nel tempo .

Indiscrezioni
Pare che si voglia spostare il monumento ai caduti, per far posto ad una fontana.
Il monumento, tolto dalla piazzetta antistante il palazzo municipale, verrebbe ricollocato altrove.
Al momento, si discute: c'è chi vuole spostarlo in piazza, chi vicino ad una fontanella.
Nulla e' stato ancora deciso.

Ieri sera,la follia di scena al...Senato

La riforma Gelmini sta seminando il caos nelle piazze d'Italia ed in Parlamento.
Ieri sera,in Senato, il disegno di legge:"
scritto coi piedi" (leggi qui) unito a diversi clamorosi errori di inesperienza e incompetenza ha prodotto questo risultato (guarda il video sotto)



Non c'è che dire:riforma concepita male e votata peggio!

Maurizio Pirrotti

Ps.
È ripreso, oggi , in Senato, il dibattito sulla riforma dell'Università inciampato clamorosamente ieri.
Qui la diretta video

domenica 19 dicembre 2010

Oliveri: la canzone del "pitosforo" e il morbo del "diserbante"



Ad Oliveri, in questi anni, ci hanno detto di tutto:
Gli alberi fanno le...radici.
Le radici degli alberi divellono i marciapiedi.
Le radici degli alberi scardinano il manto stradale.
Le radici degli alberi entrano...nelle case.
Le radici degli alberi sfondano le tubature.
Le radici degli alberi scassano le fognature.
E poi: gli alberi...sporcano etc.etc.
Tutte motivazioni usate per giustificare l'ecatombe di alberi che ad Oliveri è in atto da quasi dieci anni!
(leggi qui oppure qui)
Ok.

Ma di quale colpa grave si erano macchiati i pitosfori della piazzetta antistante il Municipio?
Boooh!!

Maurizio Pirrotti


Ps
Quando si trovano di fronte ad una pianta, non so perche', negli amministratori comunali di Oliveri scatta uno strano morbo: la frenesia di abbattere, eliminare, eradicare, estirpare, strappare ....
Lo si potrebbe definire:"
Il morbo del diserbante"
La malattia si trasmette da un' amministrazione comunale ad un' altra.
Da quasi dieci anni.
Non si sa come avviene il contagio.
Sconosciute al momento, le cure.



Nota:
A scanso di equivoci pubblico, a lato, una foto del pitosforo.
Sapete com'è ... Coi tempi che corrono non vorrei che qualcuno scambiasse "pitosforo" per una paola d'ingiuria e accusasse me di chissà quale offesa!

Aggiornamento delle ore 19,00
Proprio stasera, nella piazzetta antistante il Municipio, e' stata inaugurata la Fiera Natalizia.
C'ero anch'io.
Anche Juergen, Pippo ed il loro stand del vin brule'(antica ricetta della nonna tedesca).
Mentre il teutonico amico, in versione provetto cantiniere, trafficava tra bombole, fornelli e formule antiche, ho avuto modo di scambiare due chiacchiere con Francesca e Carmelo (vicesindaco e assessore).
Di fronte alle aiuole spoglie e arate di fresco, l'argomento della discussione sono stati proprio i pitosfori.
Mi hanno informato che, la dove prima c'erano gli "scomparsi", nascerà un prato inglese con tanto di fiorellini.
Ho detto loro del morbo del "diserbante".
A tal proposito, sono stato informato che un agronomo messinese, dopo aver fatto una passeggiata per il lungomare, ha detto ai nostri Amministratori:
"Sti alberi, perchè non li tagliate tutti, non vedete che fanno danno?"
Caspita, il morbo ha varcato i confini e l'epidemia si sta diffondendo... Aiutooooo!